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Il IX Vertice dell’ALBA

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Ha avuto luogo il 26 aprile a Caracas presso il teatro Teresa Carreño il IX vertice straordinario dell’Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América – Tratado de Comercio de los Pueblos (ALBA-TCP). Promosso e organizzato da Hugo Chávez Frías in occasione del bicentenario dell’indipendenza del Venezuela, all’incontro hanno partecipato i presidenti Evo Morales (Bolivia), Raúl Castro (Cuba), Rafael Correa (Ecuador), Daniel Ortega Saavedra (Nicaragua), ed i primi ministri Ralph Gonsalves (Saint Vincent e Grenadine), Winston Baldwin Spencer (Antigua e Barbuda) e Roosvelt Skerrit (Dominica), tutti membri dell’ALBA. Unico assente l’Honduras, vittima a inizio estate 2009 di un golpe militare.

Costituita il 14 dicembre 2004 dalla cooperazione tra Hugo Chávez e Fidel Castro in merito allo scambio di supporto medico cubano e fornitura petrolifera venezuelana, l’ALBA è maturata come progetto di cooperazione politica, sociale ed economica antitetico all’iniziativa statunitense dell’Área de Libre Comercio de las Américas (ALCA), prettamente economica ed asimmetrica, svuotata di contenuti dall’opposizione del Mercosur (Mercado Común del Sur) avvenuta in occasione del vertice dell’OAS (Organizzazione degli Stati Americani) di Buenos Aires nel novembre 2005. L’essenza dell’ALBA è un patto rivoluzionario di solidarietà fondato sui valori di giustizia ed uguaglianza, che mira ad uno sviluppo endogeno del sub-continente inseguendo innanzitutto l’auto-sostentamento, libero dagli schemi di integrazione neo-liberisti; uno spazio di risposta e protezione effettiva dalla crisi energetica, finanziaria, alimentare e sociale creata dal capitalismo globale, che si propone di raggiungere un’unione politica, economica e sociale.

Durante il vertice, i capi di Stato e di governo hanno reso onore ai promotorii dell’indipendenza di tutta la regione latinoamericana dal colonialismo europeo. La volontà di Chávez di organizzare il vertice in concomitanza con l’anniversario dell’indipendenza venezuelana, trova ragion d’essere nel desiderio di riattualizzare il percorso indipendentista ed emancipatore che, lungi dall’essere concluso, ha trovato nell’ALBA nuovo vigore. Il Sueño Bolivariano di una grande Repubblica regionale rappresenta l’auspicio ed il fine ultimo di questo percorso.

Facendosi promotori degli interessi di tutti i popoli oppressi e di tutti i paesi sottosviluppati o in via di sviluppo, i dirigenti dell’ALBA hanno ribadito l’avversione netta e senza compromessi all’imperialismo statunitense ed europeo e richiesto la fine dell’embargo statunitense verso Cuba, elaborando un piano d’azione (intitolato Manifiesto Bicentenario de Caracas) per il socialismo, definito Ayacucho del Siglo XXI, “unica garanzia di autentica indipendenza e sovranità con giustizia per il popoloii”, attraverso cui ottenere la maggior felicità possibile, sicurezza sociale e stabilità politica. Una visione del mondo multipolare emerge con ancor più enfasi dal Manifiesto, in forza dell’impegno degli Stati membri nella promozione di un equilibrio politico finalizzato alla creazione di un nuovo ordine mondiale senza imperi né egemonie. Il Manifiesto de Caracas si articola in quattro punti inerenti: il processo d’integrazione politica regionale; la costruzione di una base economica indipendente; la costituzione di uno spazio caratterizzato da forti aspetti sociali; la coordinazione dei movimenti sociali con le azioni dei governi.

Il primo punto si propone di raggiungere un consolidamento dell’integrazione regionale che garantisca la sovranità politica e l’unità dei paesi membri, condizione necessaria per una lotta diretta al raggiungimento del “Equilibrio del Universo”. A tal proposito vengono stabiliti due pilastri, attraverso i quali il Consiglio Politico è investito del compito di redigere un piano relativo alle relazioni internazionali dell’ALBA, che verrà presentato al prossimo vertice: la solidarietà verso paesi ed organizzazioni impegnate nella lotta all’egemonia imperiale, concretizzata nella creazione di piani di sviluppo sud-sud che promuovano l’uguaglianza tra gli Stati, il rifiuto di qualsiasi egemonia e il rispetto della sovranità; il rifiuto all’ingerenza negli affari interni dei paesi ed il ricorso alla guerra: a questo proposito gli statisti hanno offerto sostegno alla popolazione di Porto Rico, in lotta per l’indipendenza e la sovranità nazionale. Al Consiglio Politico è inoltre affidato l’onere di lavorare ad un elaborato che sancisca il percorso da intraprendere per una più spiccata concertazione ed integrazione politica dei paesi membri, che verrà da essi vagliato nell’arco di tre mesi. In quest’ottica, è ribadita la soddisfazione per la nascita della Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños (CELAC), sancita il 23 febbraio a Quintana Roo (Messico) dalle autorità dei 32 paesi della regione latinoamericana e caraibica, il cui compimento verrà discusso e sentenziato proprio a Caracas il 5 luglio 2011, giorno dell’anniversario della Dichiarazione d’Indipendenza del Venezuela: la CELACiii sembra aver le carte in regola per non essere l’ennesimo tentativo fallito d’integrazione, vantando un consenso unanime ed un progetto esclusivamente regionalista, privo di tratti economici e politici.

Il presidente boliviano Morales si è speso per far approvare un impegno volto alla difesa dei “diritti della Madre Terra”, e l’appoggio al Vertice Mondiale dei Popoli sul Cambiamento Climatico e sui Diritti della Madre Terra che ha avuto luogo a Cochabamba (Bolivia) dal 19 al 22 aprile scorso. Il proposito è trovare alternative al fallimento del vertice sul clima di Copenaghen da proporre a Cancún in occasione dell’incontro sul clima promosso dalle Nazioni Unite previsto per fine novembre 2010. “Copenaghen ha dimostrato la crisi del capitalismo nel mondo. Non sono state approvare le proposte dei nostri paesi a causa della pressione dell’imperialismo nordamericano”, ha affermato Morales. “Abbiamo una missione, è nostra responsabilità non solo la salvezza dell’America Latina, ma la cura di tutta l’umanità che vive nel pianetaiv”.

Viene infine posta l’attenzione alla difesa comune dei diritti umani all’interno dello spazio ALBA: il Consiglio Politico presenterà in occasione del prossimo vertice una proposta di azione concertata per adottare provvedimenti comuni atti ad arginare le violazioni di detti diritti ad opera degli stati membri.

Il secondo punto tratta la questione economica. Partendo dalla consapevolezza di aver ereditato modelli di sviluppo vittime delle relazioni asimmetriche tanto coloniali quanto post-indipendenza, gli statisti propongono la costruzione e il consolidamento di uno Spazio di Interdipendenza, Sovranità e Solidarietà Economica che crei sinergie finalizzate ad una piena espressione dei progetti comuni in materia economica e finanziaria, come il Tratado de Comercio de los Pueblos (TCP)v, il Sucrevi o il Banco del Survii, diretti a confluire nella costituzione di una Area Economica Comune. Il Consiglio Economico dell’ALBA è incaricato di designare un Coordinamento delle Politiche Economiche che analizzi nell’arco di tre mesi lo stato di salute delle economie di ogni stato membro, evidenziando le opportunità di complementarietà e stabilendo azioni per promuovere l’unità e l’integrazione delle economie con un approccio socialista. Inoltre il Consiglio Economico ha l’incarico di promuovere in 45 giorni un piano d’implementazione del Sucre, lo sviluppo dei progetti transnazionali e del Banco del Sur.

Il terzo punto si prefigge di costituire uno Spazio di Uguaglianza, Benessere Sociale e superamento della povertà lungo i confini dei paesi dell’ALBA, attraverso le Missioni Sociali, a oggi la miglior espressione pratica degli intenti dell’organizzazione. Forti di una reale azione che le fasce più svantaggiate hanno potuto toccare con mano, viene istituito un Coordinamento delle Politiche Sociali dell’ALBA che in 60 giorni presenterà un piano delle Missioni Sociali che permetta una più efficiente coerenza e copertura delle iniziative.

In ultimo, il quarto punto istituzionalizza il Consiglio dei Movimenti Sociali, pensato per assecondare la richiesta degli stessi movimenti di avere un respiro più ampio che permetta lo sviluppo di progetti economici e sociali finalizzati alla realizzazione di modelli di sviluppo e crescita alternativi al capitalismo. Vengono inoltre raccolte le richieste di intervento immediato in determinate categorie a rischio (bambini di strada, donne incinte, fasce a rischio dipendenze) oltre alle promozione di attività lavorative per le donne ed alla convocazione del vertice con le Autoridades Indígenas y Afrodescendientes i prossimi 3 e 4 giugno a Otavalo, Ecuador.

Nessuno può mettere in discussione la nobiltà degli obiettivi dell’ALBA […] Gli ideali, i principi e le finalità dell’ALBA sono nobili e costituiscono un’alternativa reale per l’America Latina e i Caraibiviii”, ha commentato il primo ministro di Antigua e Barbuda Winston Spencer, affermando che diversi paesi e mezzi di comunicazione lo hanno attaccato e diffamato come accaduto a Chávez e ad altri leader dell’ALBA a causa dell’impegno attivo nell’organizzazione. Il tema è ricorrente, ed è ripreso anche dal primo ministro di Dominica Roosevelt Skerryt, che ribadisce l’intenzione di molti paesi del mondo a soffocare gli sforzi d’integrazione regionale, diffondendo nei mezzi di comunicazione informazioni manipolate con il proposito di oscurare la vera ragione di un processo regionalista impegnato nei confronti delle fasce più emarginate della regione.

Ho fede che i cittadini del mio paese e della regione comprendano che l’ALBA è la base per uscire dal sottosviluppo […] E’ un obiettivo che non è raggiungibile con persone scetticheix”. Ralph Gonsalves, primo ministro di Saint Vincente e Grenadine, ha ricordato le difficoltà che l’area caraibica in generalex ed il suo paese in particolare hanno incontrato per liberarsi dal giogo coloniale, oggi ancora presente. Saint Vincente è terra della Corona britannica, in quanto monarchia costituzionale governata da Elisabetta II: il 25 novembre 2009 si è svolto un referendum sulla nuova Costituzione che, se approvato, avrebbe trasformato il paese in una repubblica libera dagli ultimi retaggi istituzionali del passato coloniale. Gonsalves ha ricordato l’ostracismo della classe politica che ha portato ad un boicottaggio dell’iniziativa. La maggioranza di due terzi richiesta non è stata raggiunta: vincono i conservatori con il 55,64% dei voti. Il paese verte in una condizione di estrema povertà, le cui responsabilità riconducono direttamente ai colonizzatorixi e verso le quali le organizzazioni internazionali interpellate dallo Stato (come la Banca Mondiale) non hanno avuto interesse e volontà di porre rimedio. L’adesione all’ALBA si è rivelata preziosa, fornendo aiuti nel pieno della recente crisi mondiale.

Il presidente cubano Raúl Castro ha invocato nel suo intervento l’unità regionale, unico mezzo per contrastare i tentativi d’infiltrazione degli Stati Uniti finalizzati a destabilizzare i paesi impegnati nel processo bolivariano. Castro ha ricordato il recente golpe militare in Honduras, che ha costretto il presidente Manuel Zelaya a lasciare governo e paese. “Abbiamo visto meno di un anno fa com’è stato inscenato il golpe in Honduras, paese membro dell’ALBA, con la complicità ed il supporto dell’imperialismo e dei suoi strumenti mediatici. I nostri popoli devono apprendere il significato di queste esperienze senza farsi confondere dagli allarmi cui siamo sottoposti quotidianamente, senza cedere al ricatto e alla pressionexii”, ha affermato nel suo intervento il presidente cubano.

Nutro profonda pena per coloro che giocano al potere e desiderano convertire l’America Latina in un nuovo Medioriente. La prossima volta incontreranno un Ecuador molto più preparato, sapremo difendercixiii”, ha affermato Rafael Correa.

Ortega ricorda che gli Stati Uniti non accettano che in America Latina si stia aprendo un nuovo spazio di carattere rivoluzionario, cristiano, solidale e socialista, capeggiato dalla rivoluzione bolivariana e dal suo presidente Hugo Chávez. Il presidente del Nicaragua afferma che l’impero sta cercando di cospirare per distruggere il modello unitario dell’ALBA, com’è accaduto nel caso di Honduras, obbligato a ritirarsi dall’ALBA a seguito di un golpe che va letto come un attacco a tutta l’ALBA, o come nel tentato golpe organizzato in Venezuela nel 2002 per destituire Chávez. Ortega puntualizza anche i ruoli all’interno dell’organizzazione, sottolineando che non si tratta di ottenere il petrolio venezuelano a buon mercato, quanto di creare un nuovo spazio dove si possa costruire una via alternativa al modello imposto dai paesi ricchi, offrendo la possibilità ai popoli di uscire dallo stato di povertà convertendosi in soggetti economici e produttivi, grazie ad uno sviluppo culturale, tecnologico e scientifico. Ortega spiega infine il ruolo della Colombia, che interpreta come radice della destabilizzazione regionale promossa dagli Stati Uniti che, ancora una volta, pilotano la classe politica colombiana, ma non il popolo colombiano, cui Ortega si riferisce chiamandolo “hermano”.

Chávez entra nel merito della questione colombiana, prendendo spunto dalle prossime elezioni presidenziali: “Io non voglio entrare nel merito della campagna elettorale colombiana, però loro lo hanno fatto con il Venezuela e con me, e quindi devo rispondere. Spero che in Colombia si stabilisca al potere qualcuno con cui si possa dialogare e non una persona orgogliosa di aver bombardato altri paesi e che promette di ripetersixiv”. Il presidente venezuelano ha infine parlato delle sette basi militari statunitensi di cui è prevista l’installazione in suolo colombiano, osteggiando il progetto e mostrandosi preoccupato per la sovranità di Bogotà.

L’impegno della classe politica socialista emerge chiaramente. Quel che resta da vedere è se il consenso elettorale resta immutato (o è cresciuto) o inizia ad orientarsi più a destra, vuoi per un malcontento popolare verso la classe dirigente, vuoi per le regole dell’alternanza politica, vuoi per gli sforzi destabilizzatori a stelle e strisce. Nei prossimi anni diversi dirigenti dovranno abbandonare il potere per impossibilità costituzionale ad un rinnovo del mandato ed in altri paesi amici e nemici dell’ALBA si terranno elezioni politiche: l’esito delle urne chiarirà la posizione degli elettori nei confronti della classe socialista, dimostrando se la tendenza è in espansione o se ha già raggiunto l’apice. Com’è fuori dubbio la nobiltà dei propositi dell’organizzazione, è allo stesso tempo indiscutibile la scarsa concretizzazione degli impegni presi (Sucre o Banco del Sur per far degli esempi): pur avendo risvolti diretti in politica interna, quanto detto riguarda la politica estera dei singoli paesi, astratta agli occhi dell’elettore, soprattutto se incompiuta. Per continuare il sogno regionalista/bolivariano i capi dell’ALBA devono concretizzare in tempi ristretti gli impegni comuni per offrire al popolo la possibilità di toccare con mano i benefici delle politiche comuni e della spinta socialista.

* Pierpaolo Ciancio è dottore in Scienze politiche – economia (Università degli Studi di Pavia)


i Precisamente, sono stati ricordati Bartolina Sisa, Tupac Amarú, Tupac Katari, Guaicaipuro, Miranda, Bolívar, Sucre, Manuela Sáenz, San Martín, O’Higgins, Petión, Hidalgo, Sandino, Morazán, Artigas, Alfaro, Toussaint L’Ouverture y Martí, definiti nuestros Libertadores nella conquista dell’indipendenza dal colonialismo nel secolo XIX.

iiUnica garantía de auténtica independencia y soberanía con justicia para el pueblo”, http://www.alianzabolivariana.org/modules.php?name=News&file=article&sid=6266

iii La CELAC è un’organizzazione regionale senza alcun legame con la sfera politica e commerciale dei paesi firmatari. Le finalità sono piuttosto simili a quelle dell’ALBA, vertendo sulla promozione della cooperazione fra i meccanismi sub-regionali e basandosi su principi quali il rispetto del diritto internazionale, l’eguaglianza degli stati sovrani, il ripudio dell’uso della forza e della minaccia, la promozione della democrazia e dei diritti umani. Detti obiettivi saranno perseguiti attraverso un impulso all’integrazione regionale, promuovendo lo sviluppo sostenibile e la concertazione politica, convocando forum e incontri con la società civile.

ivCopenhague demostró la crisis del capitalismo del mundo. No se aprobaron documentos de nuestros países por la presión del imperialismo. […] Tenemos un compromiso, nuestra responsabilidad no es salvar sólo a latinoamérica, sino cuidar a la humanidad que habita en nuestra tierra”, ha affermato Morales. Vedi http://www.alianzabolivariana.org/modules.php?name=News&file=article&sid=6263

v Il TCP viene istituito a L’Avana il 29 aprile 2006 per volontà del presidente boliviano Morales, tra Bolivia, Cuba e Venezuela. Si tratta di strumenti d’interscambio solidale e complementare tra i paesi finalizzato a offrire benefici ai cittadini degli stessi, in contrapposizione ai tradizionali TLC promossi da Washington.

vi Il 17 aprile 2009 a Cumana (Venezuela) i leader dell’ALBA firmano un trattato che istituisce il sistema unitario di compensazione regionale, che prevede la creazione di una moneta unica regionale (il Sucre) che funzionerà come moneta virtuale da utilizzare per l’interscambio degli stessi paesi dell’ALBA.

vii Concepito nel febbraio 2007 dai presidenti Chávez e Kirchner, il Banco del Sur nasce il 3 novembre dello stesso anno a Caracas per volere di Argentina, Ecuador, Bolivia, Paraguay, Uruguay, Venezuela e Brasile. La Banca si propone di assumere un ruolo centrale nella nuova architettura finanziaria della regione, liberando i paesi firmatari dalle briglie del FMI e della BM, rilanciando l’integrazione del Cono Sud, riducendo le asimmetrie esistenti e contrastando l’influenza politico-economico-finanziaria degli Stati Uniti. La Banca del Sud dovrebbe finanziare progetti d’infrastrutture regionali (come il tratto Bolivia-Argentina del grande gasdotto del sud) ma anche iniziative che tentino di riequilibrare gli investimenti fra paesi membri e ridurre la povertà, l’esclusione sociale e le enormi diseguaglianze. Inoltre, al contrario di quanto avviene nelle istituzioni (creditizie e non) internazionali, il principio su cui si basa il Banco è ‘un paese, un voto’, a prescindere dall’apporto economico iniziale di ciascun paese. Per maggiori dettagli, vedi Maurizio Matteuzzi, “L’America latina si fa la sua banca”, Il Manifesto, 10 ottobre 2007.

ixTengo fe en que la gente de mi país y la región entienda que el Alba es la raíz para salir del subdesarrollo (…) Es una causa que no puede lograrse con gente que dude”, http://www.alianzabolivariana.org/modules.php?name=News&file=article&sid=6272

xQuiero recordarles que en el Caribe hoy hay más colonias que en cualquier parte del mundo (…) Tenemos que hacer algo al respecto”, ha affermato Gonsalves. Vedi link nota 9.

xiEl colonialismo dejó en mi país más de 50 por ciento de pobreza y a un 30 por ciento de la población viviendo en la indigencia (…) Las cifras pueden variar un poco pero el panorama se repite en otras naciones caribeñas”, ha ricordato Gonsalves. Vedi link nota 9.

xii Ya vimos, hace menos de un año, como se ejecutó un golpe de Estado en Honduras, país entonces integrante del ALBA, con la complicidad y el apoyo del imperialismo y sus instrumentos mediáticos. Nuestros pueblos deben aprender las lecciones que se derivan  de estos hechos y no dejarse confundir nunca por los cantos de sirena a que se nos somete a diario ni ceder jamás al chantaje y la presión. L’intervento integrale di Castro è visualizzabile all’indirizzo http://www.cubadebate.cu/noticias/2010/04/19/el-alba-busca-saldar-la-deuda-de-los-pueblos-afirma-raul/

xiiiSiente una profunda pena de aquellos que juegan a emperadorcitos y quieren convertir a América Latina en un nuevo medio oriente, pero la próxima vez encontrarán a Ecuador mucho mejor preparado, sabremos defendernos”. La citazione è tratta da un’intervista rilasciata da Correa a Telesur e al quotidiano Correos del Oronico. Vedi http://www.alianzabolivariana.org/modules.php?name=News&file=article&sid=6270

xivYo no me quiero meter en la campaña electoral colombiana pero ellos se meten con Venezuela y conmigo por lo que tengo que responder. Ojala a Colombia llegue alguien con el que se pueda conversar y no una persona que anda diciendo que está orgulloso de haber bombardeado a otros países y asegurando que lo volvería hacer”, vedi http://www.alianzabolivariana.org/modules.php?name=News&file=article&sid=6275

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