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“Nessuno potrà mai isolare l’Iran”. Intervista all’Ambasciatore iraniano in Italia M. A. Hosseini

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Venerdì 25 giugno, Matteo Pistilli e il direttore Tiberio Graziani hanno incontrato per Eurasia Sua Eccellenza l’Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iràn presso lo Stato italiano, Seyyed Mohammad Alì Hosseini.
Nel corso dell’incontro, l’Ambasciatore ha espresso il giudizio di Teheran sulle recenti sanzioni ONU ed esposto il ruolo della Repubblica Islamica nell’ambito regionale e mondiale con particolare riferimento ai rapporti che intrattiene con la Turchia, la Cina, la Russia e il Brasile.


Su iniziativa degli USA, la Repubblica islamica dell’Iràn è stata recentemente sottoposta a nuove sanzioni da parte dell’ONU. A queste sanzioni hanno aderito anche la Cina e la Russia, due paesi generalmente non ostili all’Iràn. Come valuta Teheran la nuova posizione internazionale di Mosca e Pechino? Quali gli effetti a medio e lungo termine sulle relazioni tra questi due paesi e la Repubblica dell’Iran?

Nel nome di Dio Clemente e Misericordioso.
Innanzitutto dovrei fare delle precisazioni in merito all’ultima risoluzione 1929 del Consiglio di Sicurezza. L’interferenza del Consiglio di Sicurezza nella questione nucleare iraniana sin da subito è stata un’azione illegittima e in contrasto con lo statuto delle Nazioni Unite. Il compito principale del Consiglio di Sicurezza è quello di occuparsi della pace e della sicurezza qualora dovessero subire delle minacce. Però il programma nucleare iraniano è un programma pacifico, civile, da sempre monitorato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica o attraverso i sopralluoghi dei suoi ispettori, oppure e contemporaneamente, attraverso le istallazioni di telecamere a circuito chiuso in tutti i luoghi dei siti iraniani. Sempre l’Agenzia ed i suoi ispettori sin dal primo momento e in più di 20 occasioni, hanno pubblicato dei rapporti in cui chiariscono che il programma nucleare iraniano non ha nessuna deviazione verso un uso militare. Questo significa che il programma nucleare iraniano – sottolineo pacifico, sotto controllo dell’Agenzia, con la certificazione della stessa Agenzia dell’inesistenza di alcuna violazione delle regole e dei regolamenti internazionali – non può essere considerato una minaccia alla pace ed alla sicurezza internazionale. Perciò qualsiasi interferenza del Consiglio di Sicurezza riguardo al nostro programma nucleare civile e pacifico è da considerarsi illegale, faziosa, priva di valore. Pertanto le risoluzioni approvate dal Consiglio di Sicurezza per imporre delle sanzioni alla Repubblica Islamica dell’Iràn sono da considerarsi in contrasto con lo statuto delle stesse Nazioni Unite, perché queste risoluzioni mirano a privare gli iraniani dai loro diritti naturali. Sappiamo tutti che lo statuto dell’Onu non permette al Consiglio di agire in modo tale da privare le nazioni ed i popoli dai loro diritti naturali. Lo stesso Consiglio di Sicurezza non agisce invece laddove esistono effettivamente delle minacce reali e concrete, a livello sia regionale sia internazionale, nei confronti della pace e della sicurezza. L’ultimo esempio è la mancanza di una adeguata reazione nei confronti del barbaro massacro perpetrato dal regime sionista in acque internazionali, a danno di pacifisti della Flottiglia pacifista che portava aiuti umanitari alla Striscia di Gaza. Oppure la mancanza di una seria ed adeguata reazione da parte de Consiglio di Sicurezza per togliere l’assedio alla Striscia di Gaza che da più di tre anni sta privando la popolazione della Striscia stessa dei più elementari diritti naturali, ossia avere il cibo, l’acqua, l’assistenza sanitaria e così via. Purtroppo il silenzio, l’indifferenza e la debolezza del Consiglio di Sicurezza di fronte a questi crimini permette la perpetuazione della situazione oggi esistente. Ancora a questo proposito, prendiamo atto di quella che è un’azione frettolosa e sconsiderata degli Stati Uniti d’America per imporre tali sanzioni. Perché gli statunitensi hanno agito in questa direzione proprio in corrispondenza dell’accordo di Teheran, ossia l’accordo trilaterale fra l’Iràn, il Brasile e la Turchia sulla questione nucleare. La dichiarazione dell’accordo di Teheran è stata resa pubblica in data 17 maggio 2010 dopo sette mesi di negoziati; abbiamo visto il Brasile e la Turchia adoperarsi veramente con molta serietà e, di conseguenza, anche l’Iran ha dimostrato la necessaria flessibilità. Questo è stato un passo da parte iraniana per creare fiducia, anche a dimostrazione della possibilità di una costruttiva interazione fra le parti. La cosa interessante è anche che lo stesso presidente nordamericano aveva chiesto ai presidenti del Brasile e della Turchia di cercare d’arrivare ad un risultato positivo. Ma subito dopo che l’accordo è stato reso pubblico abbiamo osservato gli americani accelerare l’approvazione della risoluzione 1929 che non vuole fare altro che rafforzare le sanzioni contro il popolo iraniano. Qui siamo di fronte ad una politica ipocrita nei confronti della questione nucleare iraniana. Per quanto riguarda Cina e Russia devo dire che la Repubblica Islamica dell’Iran ha ampi rapporti con ambedue i paesi, in base ai reciproci interessi; naturalmente l’ampiezza di queste relazioni tra l’Iran e la Cina e tra l’Iran e la Russia comporta anche delle aspettative da parte iraniana; la maggior parte di quelle riguardanti il programma nucleare iraniano sono rimaste disattese . Un esempio ne è il fatto che i due paesi, la Cina e la Russia, hanno approvato l’ultima risoluzione nei confronti dell’Iran. Questa decisione ha scosso in qualche modo l’opinione pubblica iraniana ed ha messo sotto pressione alcune autorità del nostro paese. Ciò nonostante noi pensiamo che per questi due paesi sia ancora aperta la porta; ovviamente l’auspicio che noi formuliamo è che si adoperino per correggere l’errore appena compiuto.

Dunque Teheran lascia uno spiraglio per Mosca e Pechino. Pochi giorni fa (il 21 giugno), il sito del Ministero degli Esteri russo ha rilasciato una dichiarazione ufficiale per criticare la decisione degli USA e d’alcuni paesi europei d’inasprire unilateralmente le sanzioni contro l’Iràn. Queste sanzioni sono focalizzate sui cosiddetti “beni a duplice uso”; Mosca ha mostrato delusione per le ulteriori sanzioni contro l’Iràn, approvate da Washington, che vanno ben oltre il già esistente regime di sanzioni Onu contro Teheran. Questa dichiarazione ufficiale del Ministero degli Esteri russo a mio avviso si inserisce proprio in quella strategia di rettifica e di correzione di cui parlava prima, o sbaglio?

Quello che ho capito ascoltando le sue parole è che i russi sono d’accordo con le sanzioni approvate nel quadro del Consiglio di Sicurezza ma sono contrari ad un loro ampliamento da parte degli USA e dei paesi europei. Però noi riteniamo che la risoluzione del Consiglio nei confronti del programma nucleare pacifico iraniano sia una decisione ingiustificata. Però nello stesso tempo quanto lei mi leggeva dimostra la contrarietà di Mosca ad un inasprimento unilaterale delle decisioni del Consiglio voluto sia dagli Stati Uniti d’America sia da alcuni paesi europei. Perciò, da questo punto di vista, posso dire che sì, si tratta di una presa di posizione positiva.

I rapporti economici tra l’Iràn e l’Italia sono sempre stati molto buoni. La Farnesina, tuttavia, negli ultimi tempi, allineandosi alle direttive di Washington volte ad isolare Teheran, ha espresso regolarmente posizioni antiraniane: come valuta il governo iraniano l’atteggiamento di Roma?

Alcune posizioni espresse da parte di talune autorità italiane sono posizioni poco amichevoli e non corrispondenti alla realtà ed allo spirito di amicizia che ha da sempre caratterizzato i rapporti fra l’Iràn e l’Italia. Sono dell’idea che una maggiore conoscenza della realtà iraniana, ovvero un maggiore realismo, aiuterebbero a correggere incomprensioni di questo genere. Le relazioni economiche fra l’Iràn e l’Italia sono da sempre buone e sono improntate ad alcuni fattori, per esempio gli interessi reciproci, le collaborazioni in molti settori, la complementarietà delle due economie. Si fondano anche sul fatto che l’Iràn è un mercato di 70 milioni di consumatori e insieme ai suoi paesi confinanti raggiunge quota 300 milioni: è interesse degli imprenditori italiani trovare sempre nuovi mercati, ed è interesse dell’Iràn potersi avvalere delle tecnologie italiane. Questi ed altri fattori, da sempre, costituiscono la cornice ed i pilastri su cui si fondano i nostri rapporti commerciali. Vorrei comunque sottolineare che l’Iràn, data la sua posizione unica, le sue dimensioni, non è un Paese che qualcuno riuscirà mai ad isolare. Parliamo di un Paese e di una nazione con 7 mila anni di storia alle spalle; un Paese che oltre ad avere la fortuna di un così ricco ed enorme bagaglio di cultura e civiltà ha anche la fortuna di avere il futuro costituito dai suoi giovani; un Paese altrettanto fortunato perché ricco di molte ricchezze naturali; un Paese con sbocco sul mare aperto, che oramai ha raggiunto e superato l’autosufficienza in molti settori industriali; un Paese che può essere considerato capofila nella propria regione. Pertanto vedete che gli sforzi trentennali di Washington per isolare l’Iràn e per imporgli le sanzioni hanno fino a questo momento sortito degli effetti assolutamente contrari. Basti leggere più approfonditamente i sondaggi di opinione (non parlo tanto di quelli condotti a livello internazionale, quanto di quelli riguardanti le popolazioni mediorientali) per capire quali sono i Paesi più amati e quali sono i Paesi più odiati dall’opinione pubblica nella nostra regione; forse finalmente si capirà quali sono gli Stati realmente isolati in questo momento.

Recentemente alcuni quotidiani legati al governo italiano, hanno espressamente evidenziato il coinvolgimento di Israele, in particolare attraverso il Mossad, nell’addestramento e finanziamento della guerriglia curda nel nord dell’Iraq con lo scopo di destabilizzare le confinanti regioni curde in Turchia e Iran. L’attacco curdo alla base di Iskenderun, avvenuto in contemporanea con l’assalto alle navi della Flottiglia verso Gaza, sembra essere un avvertimento e una azione di depistaggio per impedire la reazione turca all’azione di guerra compiuta da Israele ai danni dei cittadini e delle navi turche. La volontà di combattere il terrorismo curdo e gli indipendentismi della regione possono costituire un punto di intesa e collaborazione tra Turchia e Iran?

La Repubblica Islamica d’Iràn e la Turchia hanno preoccupazioni ed interessi comuni nella regione. Ciò ha comportato una collaborazione molto efficace tra l’Iràn e la Turchia per contrastare il terrorismo. Gruppi terroristici sono costituiti ed appoggiati da alcune potenze al di fuori della nostra regione. Questi stessi gruppi sono attivi nelle zone di frontiera fra Iràn, Turchia e Iràq e stanno cercando di compiere attività di spionaggio e destabilizzanti. Il regime sionista da sempre ha avuto una parte attiva nell’incoraggiare gruppi terroristici a creare instabilità nella regione. Ma nello stesso tempo, come dicevo poc’anzi, le buone collaborazioni tra i Paesi della regione hanno impedito finora a questi gruppi terroristici ed ai loro sostenitori di avere successo.

Le nuove relazioni tra l’Iràn e la Turchia sembrano prefigurare un nuovo orientamento geopolitico del quadrante vicino e mediorientale. Considerando che la Turchia è un paese membro della NATO, ritiene che lo “strappo” di Ankara avrà ripercussioni nell’ambito dell’alleanza atlantica, e se sì quali?

Per quanto concerne la seconda parte della sua domanda, dovrebbero essere gli amici turchi a rispondere, perché sono loro a conoscere le logiche interne all’alleanza atlantica. Però debbo dire che gli ultimi avvenimenti a livello regionale e internazionale fanno pensare che forse questo secolo vedrà la nascita di nuove potenze. Ci saranno grandi cambiamenti a livello internazionale e il mondo finalmente uscirà dall’unipolarismo. Tra le potenze emergenti possiamo nominare appunto l’Iràn, la Turchia, il Brasile, l’India; questo significa che ci sarà un nuovo Medio Oriente dove il ruolo e l’influenza delle potenze egemoniche esterne sarà ridotto al minimo, ed il ruolo dei paesi islamici nella regione sarà rafforzato molto di più.

Una delle questioni più controverse all’ordine del giorno è quella della consegna all’Iràn dei sistemi di difesa aerea S-300 da parte della Russia. Negli ultimi mesi si sono susseguite voci che alternativamente confermano o smentiscono il congelamento dell’accordo, anche se dopo l’ultimo giro di sanzioni sembra che la Russia propenda verso la decisione di non consegnare all’Iran questa importante tecnologia militare che può scongiurare l’attacco da parte di Israele. Come considera questa marcia indietro della Russia, unita al voto favorevole alle nuove sanzioni contro l’Iran? Ci saranno ripercussioni nei futuri rapporti tra Iran e Russia?

Effettivamente ci sono state delle dichiarazioni contrastanti da parte delle autorità russe: i ritardi accennati hanno di volta in volta avuto motivazioni politiche o tecniche. Malgrado ciò, la collaborazione tra i due paesi in generale avviene nel quadro di normali relazioni. Se fosse vero che i russi avessero deciso di non consegnare all’Iràn questo sistema S-300, tale decisione sarebbe una violazione rispetto agli accordi presi precedentemente tra i due Paesi. Ricordiamo che il prestigio, il credito degli Stati deriva dalla loro fedeltà agli impegni contratti con gli altri. Perciò sicuramente una eventuale inadempienza da parte russa nei confronti di un accordo di così vecchia data susciterebbe la grande sfiducia degli iraniani nei confronti di Mosca, e noi non lo auspichiamo. Vorrei però precisare che se l’Iràn non avrà questo sistema di difesa non subirà, credetemi, grandi danni, perché abbiamo la nostra industria di difesa molto sviluppata ed i nostri tecnici giovani ma molto bravi sono al lavoro; siamo in grado di produrre quello di cui abbiamo bisogno per assicurarci la nostra difesa. Nonostante le ingiuste sanzioni imposte al nostro Paese in questi anni l’Iràn non ha mai cessato di andare avanti anche sulla strada dello sviluppo scientifico e tecnologico. E come dicevo prima siamo veramente autosufficienti, possiamo pensare ai nostri diversi fabbisogni nei vari settori senza dover dipendere dall’estero. Comunque ci auguriamo che i russi siano adempienti verso l’accordo già firmato e non permettano che i rapporti tra i due Paesi vengano danneggiati da episodi come questo.

L’Iràn è un paese osservatore dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (OCS). Al recente vertice dell’Organizzazione, tenutosi a Tashkent il 10 e 11 giugno, Teheran ha inviato una sua delegazione. Qual è l’attuale ruolo dell’Iràn nell’Organizzazione eurasiatica?

L’Iràn ha partecipato a questo vertice con una delegazione iraniana capeggiata dal nostro Ministro degli Esteri.

In tutte le consultazioni avviate fino a questo momento, i membri della conferenza di Shanghai sono concordi sull’importanza del ruolo della presenza iraniana. Voi sapete che la conferenza di Shanghai ha come priorità gli obiettivi della lotta al narcotraffico, della lotta al crimine organizzato, nonché lo sviluppo economico. E proprio qui vediamo come ci siano molteplici interessi e preoccupazioni comuni tra i Paesi della regione. Sicuramente questi interessi e queste preoccupazioni porteranno ad una sempre maggiore convergenza tra i membri dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. Comunque l’Iràn è un Paese in prima linea in quegli obiettivi primari dell’Organizzazione, perciò la presenza iraniana alla conferenza sicuramente aiuterà altri membri ad un più veloce raggiungimento degli obiettivi previsti.

Mohammad Alì Hosseini è ambasciatore della Repubblica Islamica d’Iràn in Italia.

L’intervista – a cura di Tiberio Graziani, Antonio Grego e Matteo Pistilli – è stata rilasciata venerdì 25 giugno 2010, presso l’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iràn in Italia.

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